Partnership Pubblicizzata con GAGGIA Milano
Hosted by Rossella Cardone
Torna HOME RITUALS, il progetto in collaborazione con Gaggia Milano, realizzato con Barbara Mantovani, in cui Casamenu racconta un tipico rito quotidiano: la pausa caffè. La nostra seconda ospite è Rossella Cardone, ingegnere pugliese con una laurea in architettura, che ha inaugurato la sua prima casa in centro a Bologna da soli 4 mesi. Siamo state accolte dalla pioggia e da una temperatura poco primaverile, perfetta per restare in casa a bere un cappuccino con Rossella. E che casa… un mix di dettagli d’epoca come il soffitto affrescato, il parquet a spina di pesce, le belle porte vetrate, accostati alla resina, all’ottone, al fenix nero e alla lamiera in acciaio lucidato a specchio. La cucina è letteralmente al centro della casa, che le si snoda attorno grazie a un corridoio a C, lungo il quale sono distribuite le altre stanze. Alle due estremità opposte della cucina, due lucernari e una grande vetrata che dà su un piccolo spazio esterno, inondano di luce questo ambiente intimo, reso ancora più affascinante dall’isola monoblocco che riflette il soffitto così come qualunque altro dettaglio, amplificando le occasioni di perdersi nel fascino di questa casa.

Rossella, ci racconti il tuo lavoro? “Ho una grandissima passione per la progettazione e, in particolare, per la ristrutturazione e l’arredamento di interni. Mi occupo proprio di questo, di seguire l’intero processo creativo, dal progetto alla direzione lavori, fino ad arrivare alla direzione artistica e quindi all’arredamento di interni. Ultimamente mi capita di seguire i futuri clienti già nella scelta della casa da acquistare, è una ramificazione del mio lavoro che mi entusiasma tanto, aiutandomi ad accompagnarli durante tutto il percorso che li porterà a entrare, per la prima volta, in una casa pensata solo per loro.” Amando così tanto gli interni, cosa ti ha portato a scegliere questo appartamento?“Dopo il Covid ci siamo convinti ad acquistare una casa più luminosa, con una zona studio più grande e aperta, dove poter ricevere i clienti in un ambiente più intimo. E poi qui Nina, la nostra cagnolina, ha un lunghissimo balcone che le permette di “chiacchierare” con i cani del quartiere. Una coincidenza tra questa e la casa precedente è che entrambe appartenevano ad architetti, questa però aveva uno stile e dei colori molto diversi rispetto all’altra, aveva una sua storia e una personalità decisa già prima che la scegliessimo noi. Me ne sono subito innamorata per i dettagli di inizio secolo scorso: l’affresco nell’attuale cucina, la vetrata liberty e i parquet antichi, che ho strenuamente difeso dalla levigatura e poi… le colonne in cartongesso in cucina, evidentemente posticce, la prima cosa che avrei voluto abbattere, ma alla fine mi sono resa conto che ormai quello era il loro posto. Venivamo da una casa bellissima ma buia, questa invece è luminosissima e svegliarsi con la luce naturale e la vista sui tetti è magnifico. Due alti lucernari ai lati della cucina creano dei giochi di luce che ogni giorno ci sorprendono. Per una pugliese è complicato vivere lontano dal suo mare, il sole era fondamentale”.







Ci racconti il progetto, come sei intervenuta? “Nonostante i suoi 140 mq, la casa aveva un’unica camera da letto, così, prima ancora della proposta di acquisto, ho rivisto il progetto facendo in modo di poterne ricavare una seconda. Nella nostra attuale camera c’era la cucina che ho invece spostato al centro dell’appartamento, creando un collegamento visivo con la zona living e il piccolo cortile interno. Nella ridistribuzione degli spazi e nello studio delle visuali prospettiche sono certosina. Persino il bagno ospiti è stato progettato con l’idea che lo scorcio dalla cucina fosse inaspettato e interessante per una stanza da bagno, tanto da poter lasciare appositamente la porta aperta sul box doccia cannettato passante, su un pezzo cult del design di Achille Castiglioni e Pio Manzù (la lampada Parentesi) e su un’opera fotografica dai colori vivaci che riempie visivamente la parete nera sul fondale del bagno.Avevo soprattutto l’esigenza di uno spazio fluido, con uno studio aperto in cui ricevere i clienti, accogliendoli letteralmente in tutta la casa, dandogli la possibilità di vedere e toccare le mie scelte, i materiali che più amo, le aziende con cui lavoro, così come i pezzi disegnati da me e realizzati dai miei artigiani.Se i parquet antichi sono rimasti, ho invece deciso di sostituire un marmo rosa dal taglio poco accattivante, con una resina bianca e nera. Solo nella nostra camera e nel bagno en suite abbiamo inserito un parquet resinato nero al posto di un terribile linoleum effetto legno. L’accostamento diretto tra resina e parquet non mi entusiasma mai, ho quindi fatto tagliare una lastra di ottone in modo da seguire le soglie sotto le porte originali, sottolineando lo stacco tra i due materiali, tra il preesistente e il nuovo intervento; è lo stesso ottone che vedete nella mensola in cucina.”







Che caratteristiche doveva avere la tua cucina?“Volevo che questa casa mi rappresentasse, probabilmente non sarà quella definitiva, ma è certamente la prima che ho potuto ristrutturare e arredare scegliendo ogni dettaglio. Mi è subito piaciuta l’idea della centralità della cucina a vista, con il resto dell’appartamento che le ruota attorno. Ci sono tanti tagli di luce e uno scorcio sul salotto che amo molto. A mezzogiorno poi l’esposizione a Sud ci regala una luce magica. Questa zona della casa è ricca di dettagli: l’affresco, le colonne, il vecchio parquet. La cucina doveva quindi essere minimale, ma allo stesso tempo avere carattere e praticità. Il blocco nero, quando è chiuso, sembra un vero e proprio armadio dalle linee pulitissime, e le ante rientranti mi permettono di nascondere situazioni di disordine in caso di ospiti inattesi. Ho voluto fortemente una zona caffè separata, proprio per dedicare uno spazio ai clienti, perdendo la formalità di un caffè in studio, ma senza avere necessariamente tutto in vista. L’isola specchiata è stata un azzardo consapevole, amo giocare con gli specchi in tutti i miei progetti. In questo caso, l’idea di riflettere il parquet, l’affresco e il verde del terrazzino ha vinto su ogni perplessità. Ho deciso di inserire degli specchi anche dietro la zona lavello e la zona caffè per dilatare e riproporzionare lo spazio, ma anche per continuare questo gioco di luci e rifrazioni iniziato con l’isola.”













Che materiali e che colori hai scelto per la cucina?“Fenix nero per le ante del blocco contenitivo; il nero è forse un po’ il fil rouge di tutto il progetto, presente in diverse percentuali a partire dall’ingresso fino ad arrivare in camera da letto e nei bagni. L’isola invece è stata rivestita artigianalmente da una sottile lamiera specchiata su tutti e quattro i lati. Ho voluto i cassetti solo sul lato operativo, quello dei mobili contenitori, perché avesse una forma il più monolitica possibile. Gli specchi, oltre riflettere la mensola in ottone, fungono anche da para schizzi per il lavello. Il tocco di colore e movimento è dato certamente dal tavolo Dinner on a cloud di Matteo Pellegrino, un pezzo unico su cui abbiamo ragionato in pochi minuti durante un pomeriggio a Milano. Realizzato in polistirolo e poi resinato, ha una base metallica anch’essa specchiata, che dona stabilità e riflette la nuvola scolpita da Matteo.Difficilissimo pensare a delle sedie da metterci intorno, poi durante uno dei déballage mensili a Bologna, un colpo di fortuna: quattro sedie Lulli di Carlo Ratti, che mi sono sembrate perfette.”




Rossella, cosa non può mancare per te in cucina? “Ci sono tre cose di cui proprio non potrei fare a meno: la macchina del caffè, che uso soprattutto per il cappuccino della mattina, il tostapane, perché non è colazione senza pane tostato e marmellata (a volte diventa anche una cena), e il bollitore per la tisana del pomeriggio o per riempire la borsa dell’acqua calda, perchè sono molto molto freddolosa.” Hai un oggetto del cuore qui in cucina? “Non è un pezzo di design, è una tazza che raffigura Nina seduta in poltrona e ha sul retro la scritta “We are family”. La feci realizzare anni fa per regalarla la sera della vigilia di Natale a tutti i miei familiari. Mi piace pensare che ogni componente ne abbia una nella propria casa.” Come te la cavi in cucina?“Il mio ruolo in cucina è quello di riempire la lavastoviglie o di stuzzicare qualcosa di già pronto. Il vero chef della casa è il mio compagno e, quando cucina, io devo tassativamente essere in un’altra stanza.”



Come deve essere la tua macchina per il caffè? “Sono da sempre abituata a bere il caffè della macchina, dirò un’eresia ma lo preferisco a quello della moka, e poi, la mattina preparare il cappuccino è decisamente più immediato. Dormo poco e mi sveglio presto, per cui la colazione è davvero la prima cosa che faccio appena alzata per ricaricarmi. Io e la tecnologia non siamo grandissime amiche per cui preferisco una macchina automatica, compatta e semplice da usare, funzionale ma con un’attenzione estetica: come qualunque elettrodomestico presente nella mia cucina, deve essere tassativamente nera o acciaio.” Nonostante la tua inimicizia con la tecnologia, quanto incide nelle tue scelte?“Tanto. Voglio essere circondata da cose che mi piacciono, che abbiano una storia legata alla mia vita o un valore che nasca dalla forma, dall’idea che ha portato a quell’oggetto. Nel momento in cui tutto questo si riesce a sposare con la funzionalità, allora possiamo affiancare a quell’oggetto il termine design.La tecnologia ci semplifica la vita e, nel 2024, rende realizzabile praticamente qualunque cosa venga in mente a noi progettisti.Quindi, una macchina del caffè interattiva e multifunzione, che mi permetta di prepararmi il cappuccino evitando di usare altri strumenti, non può che conquistarmi.”




Per molte persone prendere il caffè è un rito quotidiano, ci racconti il tuo?“Adoro il cappuccino, preferisco svegliarmi in anticipo e avere sempre il tempo per una colazione lenta, seduta al tavolo della mia cucina, mi aiuta ad affrontare la giornata quantomeno partendo rilassata. In settimana è un rito tutto mio perché il mio compagno esce di casa molto presto e Nina dorme ancora.” Come lo prendi? “Il mio è un cappuccino un po’ atipico perché sono allergica ai latticini e la caffeina è ahimè nemica del mio intestino, per cui lo bevo con caffè decaffeinato e con un latte vegetale (avena, mandorla, cocco, soia) che amo cambiare spesso. Invece, con l'arrivo dei primi caldi, inizia anche il tempo del caffè leccese; lo aspetto tutto l'anno: tre cubetti di ghiaccio, caffè e sciroppo di latte di mandorla. Ha l'odore e il sapore della Puglia e del mio villaggio sul mare... perfetto a colazione e per un dolce dopo pasto.” E il tuo compagno?"Lui prende il classico caffè senza zucchero, al contrario di come faccio io, e spesso, se la macchina lo permette, si prepara un americano." Bere il caffè a casa è un’esperienza diversa dal berlo al bar, in cosa lo preferisci? “Non amo bere il cappuccino al bar, non so perché, preferisco berlo passeggiando o decisamente a casa, dove sono più tranquilla, posso sfogliare una rivista e soprattutto posso personalizzarlo con un latte vegetale, anche perché nei bar spesso hanno ancora solo il latte di soia.”





Hai un ricordo legato al prendere il caffè? “Una volta mio nonno Sandro, che era sordo come una campana, chiuse per sbaglio mia nonna in terrazza e andò a fare il suo solito riposino pomeridiano.Per fortuna una finestrella metteva in comunicazione la terrazza con il bagno di casa nostra, così mia mamma e mia nonna Anna si fecero compagnia prendendo un caffè, in attesa che mio nonno si svegliasse e si rendesse conto della mancanza di mia nonna in casa.” Grazie Rossella per quest’ultima risata che ci hai regalato, gli aneddoti famigliari sono spesso delle perle e ci piace pensare che il caffè abbia reso piacevole per la nonna anche questo imprevisto.Speriamo che nonno Sandro non si sia preso una gran sgridata al suo risveglio, in fin dei conti ha offerto alla famiglia - e ora anche a noi - l’occasione di ridere insieme. Aveva già catturato la nostra attenzione grazie al quadro che ha dipinto e che abbiamo voluto in cucina per lo shooting, con quel pretino giovane che sbircia ammiccante la signorina seduta accanto a lui sul treno. Ci ricorderemo di questa giornata in cui abbiamo visto Bologna da sotto l’ombrello per poi ritrovare un cielo azzurro a casa tua, dipinto sul tuo tavolo, come se fosse stato catturato dal lucernario e avesse deciso che in fondo si stava troppo bene lì per andarsene. Grazie di cuore, Rossella, per aver fatto parte di HOME RITUALS e di averci dimostrato che è possibile preparare un cappuccino con una schiuma di tutto rispetto, anche con un latte vegetale!
CONTATTI
Rossella Cardone Studio
www.acasadiro.com
@acasadiro
info@acasadiro.com
MACCHINA AUTOMATICA PER CAFFÈ – GAGGIA MILANO
Modello: Accademia Glass nella nuova versione color nero
CUCINA E ISOLA
Sono state realizzate su progetto di Rossella Cardone mixando pezzi prodotti in azienda ad altri da realizzati in modo artigianale: gli specchi inseriti come para schizzi, la lamiera specchiata che riveste l’isola (che è stata montata direttamente in cantiere), la mensola disegnata utilizzando gli scarti di una lamiera di ottone e realizzata dal fabbro di fiducia, Mimmo.
Il piano a induzione Elica con cappa integrata di Nicola Tesla è incassato a filo con il piano operativo.
SULLA MENSOLA IN OTTONE
Candelieri collezione Helios di Alba Gallizia per Ichendorf Milano.
Quadretto Treno dipinto da nonno Sandro.
Lampada da tavolo TeTaTeT di Davide Groppi.
TAVOLO E LAMPADA
Dinner on a cloud è un pezzo unico disegnato e realizzato da Matteo Pellegrino.
Sul tavolo, la lampada Vis à Vis di Davide Groppi.
SEDIE
Vintage anni ‘50, Lulli di Carlo Ratti.
TV
TAZZE
Tra le tante tazze diverse, alcune sono di famiglia come il servizio Richard Ginori a fiori.
LUCI
Faretti di Davide Groppi
265 disegnata da Paolo Rizzatto per Flos.
VASSOIO
Collezione Les Visconti, Lazy Victoire di Ibride.
HOME RITUALS torna prossimamente con il terzo episodio e un nuovo ospite.
Trovate QUI il primo episodio in compagnia di DWA Design Studio.
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